martedì 23 giugno 2015

I PEZZI PIU' RAPPRESENTATIVI

Ed ecco una rassegna dei "pezzi" più rappresentativi fra quelli esposti a Stresa (Palazzina Liberty, 18-21 giugno 2015). Sono quadri ed installazioni che riflettono in modo esplicito la vena infantile -ma ironica- di Cabrini & Solidago.


Combine-painting 

(CABRINI & SOLIDAGO: Ritratto di giovane)

Il ritratto di giovane, del 2014 (o meglio: il ritratto di Cabrini fatto da Solidago) abbina all'olio su tela un cravattino a farfalla, verde smeraldo, acquistato in un emporio kitsch.

(CABRINI & SOLIDAGO: Natività)

Natività (2013)tecniche miste su lastra di metallo e fiori magnetici acquistati anch'essi in un emporio kitsch.

(CABRINI & SOLIDAGO: Ritratto di vecchio)


Ritratto di vecchio (2014): olio su tela combinato con oggetti dell'infanzia (il vestitino di una bambola, dei sassi colorati).

(CABRINI & SOLIDAGO: Psyco)

Psyco (2013): una veduta ispirata al noto film cult di Hitchcock (1960). Tecniche miste su lastra di metallo e mele verdi magnetiche.

(CABRINI & SOLIDAGO: Autoritratto con cerniera)

Un altro autoritratto del 2014, in cui la tela diventa collage e il soggetto scompare dietro due inquietanti fotografie di Eva Ionesco ritratta dalla madre Irina.


Mini Installazioni

(CABRINI & SOLIDAGO: La digestione del leone)

La digestione del leone (2015): "scultura" ottenuta con l'assemblaggio di giocattoli in legno, feltro, ceramica, plastica.

(CABRINI & SOLIDAGO: La scatola)

Un'altra "scultura" povera (La scatola, 2015), ottenuta mescolando giocattoli e ornamentazioni futili.

(CABRINI & SOLIDAGO: Eva in bottiglia)

Ed ecco Eva Ionesco che ricompare in una mini installazione del 2015: Eva in bottiglia.

(CABRINI & SOLIDAGO: L'inconscio della bambola)

L'inconscio della bambola (2014), ovverosia la bambola che nell'intimo si sente uccello.  I materiali poveri, come già detto, caratterizzano le installazioni di Cabrini-Solidago.

 QUADRI

(CABRINI & SOLIDAGO: La torre e il cagnolino, dettaglio)

Non manca, nel repertorio di Cabrini & Solidago, il quadro "tradizionale", come questa Torre e il cagnolino del 2014 (dettaglio) che inclina verso il surreale. O come Triangolo, del 2013, tecniche miste su metallo.

 (CABRINI & SOLIDAGO: Triangolo, dettaglio)







lunedì 22 giugno 2015

A MOSTRA FINITA.... un bilancio




(scorcio del salone della palazzina Liberty di Stresa)


La mostra Il pennello scherzoso si è chiusa. Solidago è ripartito per Caracas. Cabrini è tornato sulle sue colline del vino, fra i Montagner dell'Oltrepò pavese. 

Quadri e installazioni, dopo aver vissuto un momento di gloria, sono stati accatastati nel solito garage, dove veglieranno sui movimenti delle zanzare nei prossimi mesi estivi, in attesa di addormentarsi al principio dell'autunno. Qualcuno di loro, a turno, come le ragazze di un harem, avrà l'onore di esibirsi su una parete, della sala, della camera da letto, dello studio. Le installazioni, tridimensionali e quindi più ingombranti, soffriranno invece in silenzio.

Solidago sta cercando di convincere Cabrini a farne un'altra, di mostra. Magari questa volta in un altro continente.
La gente ha apprezzato la semplicità e la sobrietà dei prodotti esposti. Qualcuno si è sentito rallegrato dai colori e dalle forme. Qualcuno ha avuto un tuffo al cuore davanti ai ninnoli e agli oggettini vintage abbinati ai quadri e alle installazioni. 



(CABRINI & SOLIDAGO, Il Golem)
Ma  vendite pressoché nada. Si sono venduti un po' i due romanzi della coppia autorale. Ma i quadri e le installazioni sono rimasti fermi al palo. 
Successivamente si è capito perché. La gente ha pensato che Il pennello scherzoso fosse una mostra, organizzata dal Comune di Stresa. Lusinghiero, ma poco proficuo.



D'altronde si trattava per lo più di persone anziane, quelle che normalmente passano le acque a Stresa.
Affluenza di stranieri scarsa: hanno evidentemente preferito la gita in battello e il gelato all'italiana, anziché la mostra all'italiana.
Che poi di italiano la mostra aveva poco, come ha fatto notare un visitatore perspicace ("Qui dentro Rolando Solidago fa la parte del leone... qui dentro si respira aria latina"...).


Ma alla proposta di Solidago di fare un'altra mostra a breve, Cabrini ha risposto con un NO secco. "Qui bisogna fare delle serie riflessioni. Qui bisogna capire il mondo contemporaneo... E soprattutto è urgente capire com'è congegnato il sistema dell'arte. La brava gente che ha apprezzato e a volte addirittura si è commossa ("le vostre cose mi hanno messo di buon umore"), non compera arte. Chi compera arte ha ville da archistar e non le arreda con le nostre combinazioni di arte povera. I nostri pezzi sono così poco "in linea" che farebbero arricciare il naso anche al più disinibito dei Bobo".



* Bobo: bourgeois bohémien

Solidago, al sentire la parola Bobo, che a lui fa venir in mente chissà perché certi milanesi un po' fighetti, da gradasso qual è, ha proposto allora di fare una mostra "scherzosa" fra le macerie di uno dei tanti teatri di guerra contemporanei. Veramente imperdonabile!




sabato 6 giugno 2015

IL LEONE che non vuole fare il burattino







L'installazione n. 29, intitolata La digestione del leone, è stata avvistata a bordo di una macchina. Il sospetto dei due autori (Cabrini e Solidago) è che l'orgogliosa fiera voglia sottrarsi al vernissage a cui è destinata (Stresa, palazzina Liberty, 18-21 giugno).
E questo soprattutto da quanto si è sentito dire in giro che questo vernissage intende essere un happening più che una mostra.

"No, non mi presto a fare il burattino", dicono di avergli sentito dire.

Altre installazioni antropomorfe hanno manifestato apertamente la loro solidarietà alla Digestione del leone. Ma essendo già imballate non hanno potuto darsela a gambe anche loro.

Lunedì Solidago ritirerà a Pavia le 50 copie fresche di stampa de Il (suo) doppio. L'interesse di un alter ego come Solidago  per questo "romanzo", che parla di un uomo che cambia più volte identità, fino a decidere di cambiare addirittura sesso, è più che comprensibile.

  

giovedì 4 giugno 2015

UN HAPPENING narrativo

Artisti come Duchamp hanno indiscutibilmente ampliato la concezione e la definizione dell'arte. Nulla, dopo di lui, è stato più come prima, si potrebbe dire, anche se l'affermazione slitta nel banale. 
Eppure, malgrado i Readymade di Duchamp e gli Objet trouvé surrealisti e tutta la sequela di arte/non arte, spesso incentrata sull'oggetto quotidiano, per decenni si è continuato a dipingere e, talvolta, a dipingere secondo i dettami dell'accademia. 

(Tamara de Lempica)

Ripudiato, vilipeso, offeso, maltrattato... il quadro da parete, spesso ad olio, non è mai tramontato del tutto e una parte ancora significativa di artisti visivi ama farsi chiamare "pittore". D'altronde anche gli artisti underground, come il graffittaro Jean-Michel Basquiat, sono approdati agli acrilici su tela.

(J-M. Basquiat)


Cabrini e Solidago si dedicano a una sorta di bricolage che riprende la Combine painting (pittura combinata) di Rauschenberg e il Nouveau Réalism di Martial Raysse. In altre parole, ribadiscono il quadro e il colore, ma lo contaminano con il piccolo oggetto quotidiano, attinto per lo più dal repertorio vintage dei rigattieri o dagli empori di "cose inutili" dei cinesi.

(Martial Raysse)

C'è per caso un intento particolare in questa  ripresa da parte di Cabrini e del suo doppio di tecniche ormai collaudate?
Possiamo escluderlo.
Il bricolage di Cabrini e Solidago è per l'appunto un bricolage, cioè un'operazione "gratuita" e non contiene un programma nel momento in cui fa uso dell'assemblage

Non a caso questa personale espone anche prove di scrittura. Mescolati ai quadri di pittura combinata e alle piccole installazioni troviamo infatti due romanzi degli stessi autori: Vero quasi vero (2014) e Il (suo) doppio (2015). 
Si tratta di romanzi rigorosamente auto-prodotti, che sono orgogliosi di non aver bussato alla porta di nessun editore. A loro modo sono dei "pezzi unici", nel senso che la tiratura bassissima (50 copie l'uno) ne fa quasi dei manufatti artigianali e non dei prodotti in serie.

Il senso di questa co-presenza può essere facilmente frainteso. E non si escludono interpretazioni maliziose.

Gli autori per parte loro hanno voluto mescolare le carte per celebrare una sorta di happening: il vernissage, più che per esporre dei pezzi, è stato organizzato per dar vita a un racconto. In cui immagini, oggetti, parole, trame si intrecciano e collaborano a imbastire una sorta di tableau vivant

Cabrini e Solidago sono concordi su una cosa: se l'attenzione del pubblico è ormai calamitata più dal personaggio (immagine) che dal suo lavoro  (opera),  perché non provare a rovesciare lo schema? 
Ovverosia proporre un autore esordiente, ma anziano (Cabrini); un autore inesistente (Solidago) e un'opera che non si colloca in un punto preciso della mappa delle arti, perché a volte sposa il convenzionale (il quadro ad olio), altre volte civetta con il non artistico (l'oggetto), altre volte -con le micro installazioni- si espande in uno spazio ironico.

(l'inconscio della bambola)

Si tratta, badate bene, di prodotti in tutti i casi volutamente "poveri", semplici, sobri. In controtendenza rispetto a un mondo artistico che è sempre più proiettato (sulla scia dei fratelli Chapman), in una conturbante corsa verso il post-human.  O che si abbuffa di vuote immagini estetizzanti.


  
Alla fine, eccolo qui programma. Fare una mostra che si dipani come riposante racconto di villaggio. Che non nasce dal culto dello strapaese o dalla nostalgia delle lucciole. Ma nasce, in epoca di Expo, dal fastidio verso una internazionalizzazione culturale pilotata dal marketing.









mercoledì 3 giugno 2015

ATTENZIONE!

Attenzione! l'installazione n. 29, intitolata La digestione del Leone, è scappata dal magazzino del Corriere Espresso mentre era in attesa di partire per Stresa, dove il 18 giugno alle ore 18 verrà inaugurata la mostra di Pietro Cabrini e Rolando Solidago  intitolata Il pennello scherzoso: Combine painting e altre narrazioni. 



L'installazione in questione è stata avvistata nel giardino di una villetta abbandonata dell'Oltrepò e si teme che possa dare fastidio ai benpensanti, cioè agli amanti del bel quadretto.
Apparentemente il bel quadretto ha fatto epoca già dal un bel po'. L'installazione di Marcel Duchamp intitolata Fountain - ma andrebbe intitolata signor Mutt - è infatti del 1917.
Tuttavia in certe località amene frequentate da turisti di ogni provenienza, vale ancora la consuetudine di esporre in bell'ordine vedute convenzionali e altrettanto convenzionali nature morte.



Probabilmente è per questo che l'installazione leonina è sfuggita dal suo imballaggio, notte tempo.
Questa installazione, a differenza dell'Orinatoio di Duchamp, possiede infatti un'anima (leggi: rifugge dal concettuale e dal Readymade) e perciò pensa, sente, soffre, gioisce.
Insieme ad altre installazioni del repertorio di Cabrini/Solidago quest'inverno il Leone ha tentato un'ammutinamento.
Ma è stato tacitato con la promessa che la vernice di Stresa non sarà un evento mondano, bensì un ritrovarsi fra amici (senza preclusione per qualche passante incuriosito o qualche villeggiante annoiato).

Di fatti il 18 giugno alle ore 18 si berrà un ottimo bianco della cantina Perego & Perego di Rovescala, che fa vino con il metodo biodinamico.
Speriamo solo che per quella data Il Leone si ravveda, e obbediente e mansueto, si posizioni in bella vista nel salone centrale della palazzina Liberty di via De Amicis 33 per il piacere del pubblico.


mercoledì 20 maggio 2015

SEMPLICITA' e SOBRIETA'

Cabrini e Solidago credono alla SEMPLICITA' e alla SOBRIETA' quando si dedicano alle immagini e agli oggetti-immagine. 

(CABRINI&SOLIDAGO: prigioniere di guerra)

Un po' meno quando si esprimono in parole, perché - scrivendo -amano invece "pasticciare con la lingua", come dicono loro: cioè a dire, sperimentare salti di lessico e di registro. Con il che, va da sé, la semplicità e la sobrietà un po' si perdono di tra le righe.

"Ambra all'inizio subisce, un po' stupefatta, un po' spaventata quel patapum patapum. Poi, toccata evidentemente nell'intimo da quella sfuriata carnale, insorge anche lei e si attacca ai capelli neri e profumati di Jana arpionandoli. Ciò che sortisce fuori da questo mix di strattonamenti è un rotolamento sessuale intenso e violentissimo, per via del quale le ragazze, partendo dal riquadro (di compensato) della porta, si scapricciano sbavando come bisce, e sbattono di qua e di là per tutta la stanza."

Cabrini, che tende al cerebrale, pensa che la semplicità/sobrietà dei lavori artistici che ha in comune con Solidago sia una questione di padronanza del mezzo.
A tavolino, cioè quando scrive, governa la barra del timone facendo uso della sola mente. Mentre il lavoro artistico, anche quando non si ricorre tradizionalmente al pennello, al colore, alla tela, anche quando si fa del bricolage, esige comunque di far uso del corpo (la mano, il braccio, il gomito, il quadricipide...). E il corpo certe volte non risponde come dovrebbe. 


(CABRINI&SOLIDAGO: la torre e il cagnolino)

Solidago, a sentir queste riflessioni del socio, sorride come può sorridere un alter ego. "Sarebbe dunque questa la spiegazione della SEMPLICITA' e della SOBRIETA' dei nostri manufatti? Secondo te si tratterebbe banalmente di una questione di controllo sulla materia?" 

Va da sé che le cose non stanno come crede Cabrini, anche se c'è del vero nella sua insistenza a distinguere i due modi di comunicare, quello che si avvale della parola e del ritmo e quello che si serve della materia e della luce.
La semplicità e la sobrietà sono modi di vivere la vita, ma sono anche modi di declinare la BELLEZZA. E nel lavoro artistico la bellezza è chiamata immediatamente e sempre in causa. Mentre nella scrittura la bellezza può giocare anche una parte assolutamente marginale.

Ecco perché le arti visive inevitabilmente si schierano, mentre la scrittura può anche tergiversare e temporeggiare. 
La bellezza o è la bellezza per i ricchi e per i potenti, che ambisce all'assoluto estetico e che trasuda magnificenza anche quando è design o è forma minima (es. i tagli di Fontana). 
Oppure la bellezza, infischiandosene della committenza e delle sue aspirazioni epiche, si modella sul quotidiano, ci gira intorno, lo rielabora, lo assume come punto di vista. 
Così facendo, se è sincera con se stessa, non può che essere semplice e sobria. 

(CABRINI &SOLIDAGO: Omaggio a un dio)





venerdì 15 maggio 2015

DUE ROMANZI, due epopee







Cabrini e il suo alter ego Solidago hanno scritto a 4 mani due romanzi che verranno presentati nel corso della mostra di Stresa "Il pennello scherzoso" (18-21 giugno, palazzina Liberty). 
In realtà si tratta di due raccolte, con un racconto lungo a fare da apripista narrativo e due racconti più brevi a seguire.

Tematiche simili in entrambi, perché c'è sempre una torma di giovanissimi e di giovanissime (la generazione Erasmo) e qualche grande vecchio, incerto se chiudere a chiave la porta del cuore o farsi tentare da conati erotico-sentimentali un po' tardivi e necessariamente di tipo platonico. Ma comunque, pur sempre energizzanti.

L'ironia regna sovrana, perché - a prenderle sul serio - queste tematiche conducono, come si sa, a certe squallide scorciatoie ben note alla cronaca.

Ma lasciamo che siano i romanzi a dire la loro





Una precisazione: questi "romanzi" non sono adatti a tutti. Ma non perché troppo scabrosi o troppo difficili. La lingua è scorrevole, anche se non plagia il parlato come fanno gli scrittori pigliatutto. Però l'idea di romanzo che ispira i due libri non è quella del realismo commerciale.

La lingua è una cosa viva da manipolare come se fosse creta. Ma anche la narrazione è una cosa viva da manipolare. 
Convinti fino in fondo di questo, Cabrini e Solidago fin dall'incipit evitano perciò accuratamente di ricalcare modelli scontati e maniere facilmente digeribili. Anche se in questo modo rischiano di "affaticare" qualche lettore troppo pigro.