lunedì 22 giugno 2015

A MOSTRA FINITA.... un bilancio




(scorcio del salone della palazzina Liberty di Stresa)


La mostra Il pennello scherzoso si è chiusa. Solidago è ripartito per Caracas. Cabrini è tornato sulle sue colline del vino, fra i Montagner dell'Oltrepò pavese. 

Quadri e installazioni, dopo aver vissuto un momento di gloria, sono stati accatastati nel solito garage, dove veglieranno sui movimenti delle zanzare nei prossimi mesi estivi, in attesa di addormentarsi al principio dell'autunno. Qualcuno di loro, a turno, come le ragazze di un harem, avrà l'onore di esibirsi su una parete, della sala, della camera da letto, dello studio. Le installazioni, tridimensionali e quindi più ingombranti, soffriranno invece in silenzio.

Solidago sta cercando di convincere Cabrini a farne un'altra, di mostra. Magari questa volta in un altro continente.
La gente ha apprezzato la semplicità e la sobrietà dei prodotti esposti. Qualcuno si è sentito rallegrato dai colori e dalle forme. Qualcuno ha avuto un tuffo al cuore davanti ai ninnoli e agli oggettini vintage abbinati ai quadri e alle installazioni. 



(CABRINI & SOLIDAGO, Il Golem)
Ma  vendite pressoché nada. Si sono venduti un po' i due romanzi della coppia autorale. Ma i quadri e le installazioni sono rimasti fermi al palo. 
Successivamente si è capito perché. La gente ha pensato che Il pennello scherzoso fosse una mostra, organizzata dal Comune di Stresa. Lusinghiero, ma poco proficuo.



D'altronde si trattava per lo più di persone anziane, quelle che normalmente passano le acque a Stresa.
Affluenza di stranieri scarsa: hanno evidentemente preferito la gita in battello e il gelato all'italiana, anziché la mostra all'italiana.
Che poi di italiano la mostra aveva poco, come ha fatto notare un visitatore perspicace ("Qui dentro Rolando Solidago fa la parte del leone... qui dentro si respira aria latina"...).


Ma alla proposta di Solidago di fare un'altra mostra a breve, Cabrini ha risposto con un NO secco. "Qui bisogna fare delle serie riflessioni. Qui bisogna capire il mondo contemporaneo... E soprattutto è urgente capire com'è congegnato il sistema dell'arte. La brava gente che ha apprezzato e a volte addirittura si è commossa ("le vostre cose mi hanno messo di buon umore"), non compera arte. Chi compera arte ha ville da archistar e non le arreda con le nostre combinazioni di arte povera. I nostri pezzi sono così poco "in linea" che farebbero arricciare il naso anche al più disinibito dei Bobo".



* Bobo: bourgeois bohémien

Solidago, al sentire la parola Bobo, che a lui fa venir in mente chissà perché certi milanesi un po' fighetti, da gradasso qual è, ha proposto allora di fare una mostra "scherzosa" fra le macerie di uno dei tanti teatri di guerra contemporanei. Veramente imperdonabile!




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