Cabrini e il suo alter ego Solidago hanno scritto a 4 mani due romanzi che verranno presentati nel corso della mostra di Stresa "Il pennello scherzoso" (18-21 giugno, palazzina Liberty).
In realtà si tratta di due raccolte, con un racconto lungo a fare da apripista narrativo e due racconti più brevi a seguire.
In realtà si tratta di due raccolte, con un racconto lungo a fare da apripista narrativo e due racconti più brevi a seguire.
Tematiche simili in entrambi, perché c'è sempre una torma di giovanissimi e di giovanissime (la generazione Erasmo) e qualche grande vecchio, incerto se chiudere a chiave la porta del cuore o farsi tentare da conati erotico-sentimentali un po' tardivi e necessariamente di tipo platonico. Ma comunque, pur sempre energizzanti.
L'ironia regna sovrana, perché - a prenderle sul serio - queste tematiche conducono, come si sa, a certe squallide scorciatoie ben note alla cronaca.
Ma lasciamo che siano i romanzi a dire la loro
Una precisazione: questi "romanzi" non sono adatti a tutti. Ma non perché troppo scabrosi o troppo difficili. La lingua è scorrevole, anche se non plagia il parlato come fanno gli scrittori pigliatutto. Però l'idea di romanzo che ispira i due libri non è quella del realismo commerciale.
La lingua è una cosa viva da manipolare come se fosse creta. Ma anche la narrazione è una cosa viva da manipolare.
Convinti fino in fondo di questo, Cabrini e Solidago fin dall'incipit evitano perciò accuratamente di ricalcare modelli scontati e maniere facilmente digeribili. Anche se in questo modo rischiano di "affaticare" qualche lettore troppo pigro.
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