Beh, più facile rispondere alla seconda domanda. Solidago è nato in un locale di Caracas, quando Cabrini aveva 45 anni. Le sue intemperanze alcoliche richiedevano infatti un alter ego su cui scaricare ogni colpa e così Cabrini si è inventato come paravento Rolando Solidago.
Col tempo Cabrini si è affezionato al suo Doppio, a cui ha riconosciuto doti che in lui erano carenti: una innata socievolezza, temperamento latino, indolenza, grande talento nell'abbordare le donne...
"Lui è di Caracas e io sono di Lubecca" soleva dire in quegli anni il nostro, che aveva ben presente la dicotomia nord/sud di Thomas Mann.
Da quel lontano 1990 Solidago ne ha fatta di strada, soprattutto in campo artistico. Naturalmente, essendo lui un personaggio fittizio, non è rimasta nessuna traccia dei suoi lavori.
Ma del fervore creativo di Solidago in qualche modo ha beneficiato anche Cabrini, che allora andava conducendo la grigia esistenza del funzionario di casa editrice.
Eppure da giovanissimo anche Cabrini aveva avuto una parentesi creativa. Riconoscendo in lui un certo talento, la madre l'aveva mandato a bottega da Leonardo Dudreville, che negli anni '50 svernava sul lago Maggiore, pescando, cacciando e dipingendo quadri di un realismo quasi fiammingo (parabola analoga a quella che aveva percorso Otto Dix).
Dudreville è stato un maestro per Cabrini? Questo neanche Cabrini lo sa, pur riconoscendo in quella figura di anziano, sportivo e sardonico, un modello di vita. Ma dal punto di vista pittorico Dudreville era troppo accademicamente rigoroso per piacere al piccolo Cabrini, che nel corso della sua esistenza, pur appartenendo alla sfera di Lubecca (e non a quella di Caracas) snobberà sempre tutto ciò che poteva sapere di scuola, di accademia, di convenzione.
Maggiori prove di se stesso Cabrini le ha date nel tempo nell'ambito scrittorio, dove non ha avuto maestri in senso carnale. Anche qui però l'uomo non ha mai voluto gareggiare per un riconoscimento e pur avendo partecipato a uno o due concorsi letterari ha sempre snobbato agenti letterari ed editor, che da parte loro avrebbero probabilmente altrettanto energicamente snobbato Cabrini, se soltanto a lui fosse venuta in mente la balorda idea di bussare alle loro porte.
Ed eccoci al presente, dove Cabrini e Solidago, finalmente affratellati da un progetto comune, hanno deciso di uscire allo scoperto. Con una mostra di quadri e installazioni, per cominciare. Ma anche con la presentazione di due romanzi: Vero quasi vero, del 2014 e Il (suo) doppio, del 2015.
Il contributo di Cabrini non è più distinguibile, ormai, da quello di Solidago. Ed entrambi sono AUTORI nella stessa misura, a pieno titolo entrambi.
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