Cabrini e Solidago credono alla SEMPLICITA' e alla SOBRIETA' quando si dedicano alle immagini e agli oggetti-immagine.
(CABRINI&SOLIDAGO: prigioniere di guerra) |
Un po' meno quando si esprimono in parole, perché - scrivendo -amano invece "pasticciare con la lingua", come dicono loro: cioè a dire, sperimentare salti di lessico e di registro. Con il che, va da sé, la semplicità e la sobrietà un po' si perdono di tra le righe.
"Ambra all'inizio subisce, un po' stupefatta, un po' spaventata quel patapum patapum. Poi, toccata evidentemente nell'intimo da quella sfuriata carnale, insorge anche lei e si attacca ai capelli neri e profumati di Jana arpionandoli. Ciò che sortisce fuori da questo mix di strattonamenti è un rotolamento sessuale intenso e violentissimo, per via del quale le ragazze, partendo dal riquadro (di compensato) della porta, si scapricciano sbavando come bisce, e sbattono di qua e di là per tutta la stanza."
Cabrini, che tende al cerebrale, pensa che la semplicità/sobrietà dei lavori artistici che ha in comune con Solidago sia una questione di padronanza del mezzo.
A tavolino, cioè quando scrive, governa la barra del timone facendo uso della sola mente. Mentre il lavoro artistico, anche quando non si ricorre tradizionalmente al pennello, al colore, alla tela, anche quando si fa del bricolage, esige comunque di far uso del corpo (la mano, il braccio, il gomito, il quadricipide...). E il corpo certe volte non risponde come dovrebbe.
Solidago, a sentir queste riflessioni del socio, sorride come può sorridere un alter ego. "Sarebbe dunque questa la spiegazione della SEMPLICITA' e della SOBRIETA' dei nostri manufatti? Secondo te si tratterebbe banalmente di una questione di controllo sulla materia?"
Va da sé che le cose non stanno come crede Cabrini, anche se c'è del vero nella sua insistenza a distinguere i due modi di comunicare, quello che si avvale della parola e del ritmo e quello che si serve della materia e della luce.
La semplicità e la sobrietà sono modi di vivere la vita, ma sono anche modi di declinare la BELLEZZA. E nel lavoro artistico la bellezza è chiamata immediatamente e sempre in causa. Mentre nella scrittura la bellezza può giocare anche una parte assolutamente marginale.
Ecco perché le arti visive inevitabilmente si schierano, mentre la scrittura può anche tergiversare e temporeggiare.
La bellezza o è la bellezza per i ricchi e per i potenti, che ambisce all'assoluto estetico e che trasuda magnificenza anche quando è design o è forma minima (es. i tagli di Fontana).
Oppure la bellezza, infischiandosene della committenza e delle sue aspirazioni epiche, si modella sul quotidiano, ci gira intorno, lo rielabora, lo assume come punto di vista.
Così facendo, se è sincera con se stessa, non può che essere semplice e sobria.
(CABRINI &SOLIDAGO: Omaggio a un dio) |